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La ceramica di Montelupo

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Ceramiche di Montelupo
La tradizione della ceramica a Montelupo risale alla seconda metà del XIII secolo, quando si iniziano a produrre le prime "maioliche arcaiche". Queste prime lavorazioni della ceramica con rivestimento smaltato sono simili a quelle effettuate in altre zone della Toscana come Pisa, Firenze, Bacchereto e Pistoia, con decori simili alle ceramiche smaltate della Catalogna, della Provenza e delle Baleari.

Verso la fine del 1300, i maestri ceramisti di Montelupo e del vicino villaggio di Bacchereto, diedero un nuovo impulso alla lavorazione delle maioliche introducendo nuovi impasti di colore biancastro, i quali consentivano una migliore smaltatura del "biscotto" facendo assumere alla maiolica una superficie più lucida e brillante.

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Ceramiche di Montelupo
Lo sviluppo del commercio delle ceramiche di Montelupo si ebbe a partire dal XV secolo, periodo in cui Firenze conquistò i porti di Livorno e Pisa, favorendo i traffici della merce tra l'entroterra e la costa della Toscana.
Montelupo, trovandosi proprio lungo il corso del fiume Arno, si potè collegare rapidamente al mercato internazionale, grazie anche all'abilità dei navicellai che trasportavano le merci fino ai porti toscani di Livorno e Pisa e da qui i mercanti fiorentini spedivano le ceramiche tra la costa tirrenica e quella spagnola.

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Ceramiche di Montelupo
Fu tra il 1450 e il 1530 che la produzione della ceramica di Montelupo segnò la sua epoca di maggior sviluppo. I maestri ceramisti di Montelupo ricevettero importanti commesse dalle più nobili famiglia della Toscana come i Medici, gli Strozzi, i Machiavelli, i Frescobaldi e i Pucci.
In questo periodo si svilupparono anche le nuove tematiche decorative, influenzate dal vasto repertorio della maiolica spagnola di tradizione araba presso il centro ceramico di Manises, che imposero ai maestri vasai di Montelupo un continuo confronto e competizione sui mercati internazionali.

Fu così che nelle pitture e decorazioni degli oggetti in ceramica di Montelupo tra il 1410 e il 1470 si ritrovano i motivi spagnoli di matrice islamica, al punto che le migliori produzioni dell'epoca venivano indicate con nome di "Damaschine" da Damasco di Siria, una delle capitali delle arti decorative e grande centro in oriente per il mercato delle ceramiche.

Da allora il commercio delle maioliche di Montelupo raggiunse la massima espansione commerciale diffondendosi ampiamente dalla Toscana a tutto i bacino del mediterraneo come Grecia, Spagna, Egitto e Marocco, e lungo le rotte atlantiche in Inghilterra e in Olanda (la quasi totalità delle ceramiche rinvenute negli scavi londinesi e databili tra il 1490 e il 1590 provengono da Montelupo).

Il periodo rinascimentale e lo sviluppo economico di Firenze fecero accrescere l'importanza dei maestri vasai e ceramisti di Montelupo, alcuni dei quali trasferirono le loro botteghe direttamente a Firenze, mentre altri emigrarono in altre città della Toscana come Siena o addirittura a Roma.

Questo periodo segnò anche le più belle lavorazioni ed un'evoluzione nella rappresentazione dei soggetti che si orientarono verso le piante, gli animali e gli stemmi delle famiglie nobili di Toscana.

A partire dal 1530, probabilmente causata dal difficile passaggio dalla Repubblica fiorentina al Ducato Mediceo, la produzione ceramica di Montelupo subì un periodo di crisi.

La carestia del 1500 e la peste del 1630, dette un duro colpo alla produzione ceramica di Montelupo, decimando il numero dei maestri ceramisti e di molte famiglie legate alla produzione della ceramica lasciando in vita solo le produzioni minori concentrate sulla produzione di oggetti di maggior resa economica come pentolame da cucina, i vasi e orci in terracotta.

La rinascita produttiva si ebbe tra la fine del 1800 e i primi del 1900 a seguito della ripresa delle favorevoli condizioni economiche, trasformando le piccole imprese artigiane in realtà industriali a partire dalla fabbrica Fanciullacci a cui faranno seguito centinaia di piccole e medie aziende che ancora oggi dalla Toscana esportano in tutto il mondo stupendi prodotti dell'artigianato della ceramica.

Oggi, Montelupo Fiorentino è la capitale indiscussa della ceramica, non solo in Toscana ma anche in Italia e all'estero, molte opere di ceramica di Montelupo sono esposte nei più importanti musei del mondo dal Victoria and Albert di Londra al Metropolitan di New York.

Nel territorio di Montelupo sono attive oltre 120 aziende che occupano circa 1300 addetti nella lavorazione delle ceramiche tradizionali e dal design contemporaneo, nella produzione delle materie prime, terrecotte e piastrelle.
E' inoltre "Città della Ceramica" con altre città della Toscana come Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montepulciano, Montopoli Val d'Arno, Sesto Fiorentino Trequanda e Vicopisano.

La storia della ceramica di Montelupo è oggi rappresentata nel Museo della Ceramica con una superficie coperta di oltre 2000 metri quadrati disposta su tre piani.

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I maestri ceramisti
La lavorazione della ceramiche che ha reso famoso Montelupo, fu per merito di esperti maestri ceramisti e vasai, che con la loro abilità realizzarono opere che ancora oggi è possibile ammirare in molte ville e chiese sparse in tutta la Toscana.
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La Terracotta di Montelupo
Da secoli, in Toscana, l’uomo si dedica alla lavorazione dell’argilla per produrre manufatti per uso agricolo come conche per il bucato, coppi per l’olio, coperture per i tetti e tubi per le condutture che venivano smaltati all’interno o per creare opere di rara bellezza.
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L'artigianato della ceramica
Nel territorio di Montelupo sono attive oltre 120 aziende che occupano circa 1300 addetti nella lavorazione delle ceramiche tradizionali e dal design contemporaneo, nella produzione delle materie prime, terrecotte e piastrelle.
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L'artigianato della terracotta
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Origine del nome di Montelupo
L'importanza della posizione geografica sulle sponde del fiume Arno a controllo dei traffici commerciali che, attraversando la Toscana si muovevano tra Firenze e Pisa, fece di Montelupo un territorio molto ambito, soprattutto da parte dei vicini Conti Alberti del castello di Capraia.
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