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Storia del Padule di Fucecchio

Il Padule di Fucecchio si è formato a causa del ristagno delle acque provenienti dalla Valdinievole, il cui deflusso era impedito dai deposti alluvionale del fiume Arno.

Le prime notizie sul Padule di Fucecchio risalgono alla metà dell'VIII secolo, e già nel 1279, per regimare le acque, Lucca ordinò di abbattere e pescaie che sfruttavano il fiume Usciana.

L'area paludosa fu soggetta a diverse opere da parte dell'uomo fin dal XV secolo, quando la Repubblica di Firenze sbarrò il fiume Usciana per assicurare all'interno del padule una vasta riserva di pesce, che al tempo era considerata una risorsa fondamentale per la popolazione locale anche se invase buona parte della campagna intorno, originando continue liti tra Fucecchio – tendende alla bonifica per scopi agricoli - e Firenze.

Inoltre il flusso delle acque del fiume Usciana, oltre a dare energia ai mulini situati lungo le sponde, era anche una via di comunicazione per il trasporto delle merci.

Nel 1549, per volontà di Cosimo I dei Medici, venne effettuata una parziale bonifica delle aree paludose al fine di promuovere l'agricoltura. Venne edificato un nuovo Ponte fortificato nei pressi di Cappiano che oltre a servire da pescaia, aveva la funzione di passaggio dei pellegrini che transitavano sulla Via Francigena.

Tuttavia, le pessime condizioni igieniche del padule, favorirono l'insorgere di una epidemia che nel 1756 decimò la popolazione di Fucecchio.

Verso la fine del 1700 il granduca di Toscana Pietro Leopoldo I fece nuovamente bonificare l'area paludosa, mise in vendita le fattorie e fece demolire la pescaia di Ponte a Cappiano facendo defluire le acque del lago nel fiume Arno.

Oggi, del Padule di Fucecchio rimane la più importante area paludosa della Toscana con itinerari naturalistici attraverso i quali è possibile ammirare caratteristiche e rare piante, oltre ad uccelli che qua hanno trovato il loro habitat naturale.